Sardegna : non solo mare.....

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Il Cercaviaggio
view post Posted on 29/3/2011, 14:48




Ci sono almeno tre facce della Sardegna: il mare e l'estate (un simbolo su tutti, la Costa Smeralda); la natura e le tradizioni, preservate da secoli di isolamento, dei cento e più borghi dell'interno (e la Barbagia per icona). C' è poi un'altra faccia, ai margini dei circuiti turistici, forse la più vera: è la Sardegna vissuta e segnata, anche nel territorio, dalle tracce che l'uomo ha lasciato, dal lavoro e dalla quotidianità delle vicende. Il Sulcis Iglesiente è molto di questa Sardegna terza. Un tempo Iglesias e Carbonia erano una sola cosa: miniere, il mito di un'Italia autarchica cancellato nel secondo dopoguerra dal Dio Petrolio. Può stupire, ma Carbonia, popolata dagli anni 70 di reduci disperati e retrocessa ad agglomerato quasi fantasma, è ora la città che l'Italia candida, selezionata fra 95 progetti, al Premio del paesaggio del Consiglio d'Europa; e persino sorprende vedere come il nucleo originario, fortemente voluto da Mussolini, progettato nel 1937 e realizzato dopo un solo anno, sia stato recuperato: piazza Roma, il teatro, gli spacci, il dopolavoro. Persino la grande miniera di Serbariu; aperta nel 1938, chiusa nel 1964, gallerie abbandonate e allagate, capannoni devastati, «oscurata» anche l' imponente scritta, tracciata con la calce, che ora ricompare all'ingresso: «Coloro che io preferisco sono quelli che lavorano duro, secco, in obbedienza e possibilmente in silenzio». Firmato: Mussolini. Adesso c' è il primo parco geominerario al mondo riconosciuto dall' Unesco: centro di studi storici, museo paleontologico, centro ricerche, auditorium e nelle gallerie il museo del carbone. Salvatore Cherchi (deputato, per 9 anni sindaco di Carbonia, attualmente presidente della Provincia) fa da guida nei cunicoli. Percorrendoli si può vedere come si estraeva, picconi e pale, centinaia di anni fa, i sostegni di legno sulle volte basse, fino alle più recenti macchine scavatrici a teste rotanti.
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NON SOLO GALLERIE - Il Sulcis Iglesiente è non solo miniere: 200 chilometri di coste, le isole di San Pietro (i suoi 6 mila abitanti a Carloforte, fondato da una colonia di pescatori liguri provenienti dall'isola di Tabarca, in Tunisia, parlano ancor oggi in dialetto genovese) e Sant'Antioco con l'istmo e le lagune. E ancora: archeologia (i nuraghi, i fenici, i punici e i romani), enogastronomia.

GIOCHI DI COLORE - Le miniere. Una sola in attività, a Nuraxi Figus (600 addetti). Le altre, archeologia industriale. La grotta di Santa Barbara nel villaggio minerario di San Giovanni, fra Iglesias e Gonnesa, è uno scrigno geologico con sfavillanti giochi di colori: alta 40 metri ha una parete di barite gialla e minerali cristallizzati a nido d' ape. Vicino a Buggerru la Malfidano (piombo-zinco) e la suggestiva galleria Henry. Sulle coste rocciose a Nebida (per chi pratica il trekking) la laveria Lamarmora; a Porto Flavia l'ingegnoso sistema di imbarco dei minerali a gallerie sovrapposte, sulle imbarcazioni a bocca di miniera.

SCALATE E IMMERSIONI - Affacciarsi dalla miniera, direttamente sul mare: dirimpetto a Masua, la falesia del Pan di Zucchero (così chiamato fin dal Settecento per la somiglianza con il «gemello» di Rio de Janeiro), isolotto che spunta dall'acqua fino a 130 metri d' altezza. Un tempo c'era una piccola miniera d'argento, ora è fra i siti preferiti dagli appassionati di arrampicata. Che hanno ampia scelta fra 12 pareti quasi tutte in scogliere. Per chi preferisce le spiagge, di Porto Pino al tramonto: una grande pineta, dune alte più di 15 metri. E altre decine fra Buggerru (Cala Domestica, Portixeddu), Fluminimaggiore e Gonnesa, Sant'Antioco (Cala Lunga e Cala Sapone, costa occidentale) e San Pietro: Cala Fico, Cala Vinagra e Punta delle Colonne. Almeno 10 i siti top per le immersioni. A Punta delle Oche, nord dell'isola di San Pietro, si può scendere da 3 a 40 metri sfiorando una parete a lastroni ricoperti con coralli e spugne, fra murene e ricciole. Per naturalisti: fra essenze e aromi di Capo Sandalo (isola di San Pietro) intorno al faro volteggia il falco di Eleonora (la giudicessa d'Arborea dichiarò nel 1400 specie protetta tutti i falchi del suo regno). Nidificano più di 200 coppie. E a Porto Botte e lo stagno di Maestrale, kite surf e passeggiate a cavallo fra i fenicotteri delle lagune.

LA CITTA' DELL'ARGENTO - Tophet e domus de janas. Riti di 4 mila anni fa, nei villaggi prenuragici, quando le popolazioni del Vicino Oriente arrivavano a Sulky, città dell'argento (poi la romana Sulci, ora Sant' Antioco), barattavano il loro rame con l'argento estratto dalle miniere. A Sant'Antioco quasi sotto ogni casa c'è una tomba preistorica, scavata nella roccia calcarea. E a monte il grande tophet, area di sepoltura dei bambini morti prima di compiere 2 anni (e di fare l'iniziazione del salto nel fuoco), con accanto il museo archeologico: fra amuleti e reperti di riti magici, il Divino Arciere, raro bronzetto nuragico trafugato, finito in Svizzera e avventurosamente recuperato in un museo di Cleveland, una storia da Indiana Jones. Ma è un' altra necropoli, a Montessu, il sito archeologico più suggestivo: un anfiteatro fra colline con lentischi, mirti e olivastri secolari, a valle i paesi di Santadi e Villaperuccio, sul mare imperdibile vista fino all'isola del Toro. A Montessu 35 domus de janas (case delle fate), scavate nella roccia 3500 anni prima di Cristo, luoghi di culto, e nei 50 ettari di parco, ancora nascosti fra i rovi, una quindicina di menhir. Più conosciuti il complesso di Monte Sirai, appena sopra Carbonia, e nella valle di Antas, intorno a Fluminimaggiore, il tempio del Sardus Pater.
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UN CALICE DI ROSSO - Le strade del Carignano e il gusto del musciame. Sapori intensi e insieme delicati, vago retrogusto di prugna, frutta secca e marasca: un calice di rosso (Carignano del Sulcis, doc dal 1977), porcetto alla brace adagiato su rami di mirto, un tocco di formaggio di capra e ricotta affumicata, pane cifraxiu. Enogastronomia d'eccellenza: Terre Brune, Rocca Rubia; Barrua e Montessu, nati da un apparentamento societario fra la Cantina di Santadi e il marchese Incisa, produttore del Sassicaia. La strada del Carignano si snoda fra Calasetta, Sant'Antioco, Santadi, Sant'Anna Arresi, Giba, 5 aziende, singolari figure di imprenditori. Antonello Pilloni, l'uomo che ha salvato la Cantina di Santadi (cooperativa, 230 soci) dal fallimento; ora produce 1 milione e 700 mila bottiglie l' anno e commercializza persino in Nuova Zelanda. E il pubblicitario creativo Gavino Sanna, cantina Mesa, che ha dato nome e passione alla pregiata serie Buio.

LA STAGIONE DELLE RETI - La stagione dei sapori del mare è la primavera. A Carloforte si comincia ad allestire le reti, fra qualche settimana passano i primi tonni, il rais decide e comanda le mattanze, fino all' estate. Il primo fine settimana di giugno il Girotonno: cento ricette diverse, gara internazionale fra decine di cuochi, assaggi di musciame (filetto di tonno essiccato e «massaggiato», tagliato a fette sottili, olio, limone e pomodoro) e bottarga, in un mix di ligure-maghrebino-sardo che si assapora fra i carrugi del centro storico Cassàba (kasbah) degustando il cascà (cuscus).
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INFO: Il Sulcis Iglesiente può essere visitato con itinerari da tre giorni (rapidamente) a una settimana. Si trovano tutte le informazioni, comprese quelle su alloggi e agriturismi, in www.sulcisiglesiente.eu, oppure www.stradadelvinocarignanodelsulcis.it. E sulle pubblicazioni «Scoprire il Sulcis Iglesiente» e «Itinerari nel Sulcis».



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